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I 60 anni che hanno cambiato Venezia (in peggio)!

Grande clamore ha suscitato in questi giorni l’ampliamento dell’hotel Santa Chiara, tra piazzale Roma ed il Canal Grande a Venezia, dopo che sono state rimosse le impalcature che in questi anni hanno mascherato il cantiere del nuovo corpo costruito in aderenza a quello storico. E non poteva essere altrimenti, visto che ad emergere da questo cantiere occultato è stato un edificio di stampo razionalista che magari avrebbe potuto fare bella mostra di sè in qualche centro direzionale dell’entroterra, ma che nulla ha a che fare con la tradizione architettonica veneziana di cui anche il nucleo storico dell’hotel è un esempio, seppur minore.

E’ diventata una triste consuetudine, per qualche archistar e conseguentemente per molti meno dotati emulatori, imporre il proprio gusto ed il proprio stile a prescindere dal contesto in cui si opera, ignorando quello che un tempo si definiva genius loci, ovvero, semplificando, l’anima di una città figlia della sua storia e della sua cultura. Anima che non è affatto impossibile tradurre in un edificio contemporaneo che non sia mera imitazione dei fabbricati storici, come ci ha dimostrato un vero grande architetto come Gardella che negli anni ’50 è riuscito a realizzare alle Zattere un fabbricato contemporaneo (per l’epoca, ndr) rileggendo in chiave moderna i tratti caratteristici dell’architettura veneziana con un’intelligenza ed una sensibilità tali da rendere il nuovo intervento assolutamente organico con il contesto in cui si inserisce.

Il “danno” ormai è fatto, ed il massimo che si può fare ora è interrogarsi su quali interventi sia possibile realizzare su queste fredde facciate di pietra per mitigarne l’impatto; ma sarebbe opportuno chiedersi prima di tutto cosa ne sia stata della sensibilità per l’archittura in questi sessant’anni, e soprattutto che fine abbia fatto il ruolo di tutela che dovrebbe avere la Soprintendenza per i beni ambientali ed architettonici, a volte rigidamente ancorata a dettami discutibili, come nel caso del palco provvisorio in legno da allestire in Arena a Verona per i concerti, altre sorprendentemente “distratta” per interventi ben più impattanti e soprattutto irreversibili, come l’ampliamento dell’hotel Santa Chiara.

Se questo è il ruolo di tutela che tale ente deve svolgere, forse è il caso di chiedersi se valga la pena tenere in vita una simile struttura.

Hotel Santa Chiara a Venezia


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